Equità e parità di gettito: si tratta sul catasto, slitta la riforma fiscale Governo
I nuovi calcoli sulle tasse del mattone fanno rinviare ancora l’approdo in Cdm della delega Atteso giovedì a Palazzo Chigi solo il via libera al decreto contro gli aumenti delle bollette di luce e gas.
Sul Catasto il Governo va avanti. Cercando di rincorrere l’invarianza di gettito che, secondo le intenzioni dei tecnici del Mef, dovrebbe tradursi in una redistribuzione del carico fiscale sulla casa adeguando le rendite ai valori di mercato ma senza far crescere l’importo complessivo delle tasse sul mattone. E senza toccare l’abitazione principale.
Obiettivi certo non facili da far passare con una maggioranza che si è subito spaccata sulle tasse sul mattone. Ma la macchina va avanti, costi anche dover prendere qualche giorno in più per il varo della delega fiscale, contestualmente all’approvazione della Nadef, e lasciare spazio nel Cdm di giovedì prossimo al decreto legge per ridurre di almeno un terzo l’aumento delle bollette di luce e gas, e alle misure antidelocalizzazione (su cui restano però ancora divergenze). Misure queste ultime che potrebbero prendere anche la forma di emendamenti al decreto sulla crisi d’impresa all’esame delle Camere.
Con la delega fiscale, sollecitata anche dalla Commissione europea, il Governo punta a riscrivere l’Irpef, alleggerendo il prelievo sui redditi medio bassi e accentuando quanto più possibile la separazione tra redditi da lavoro e rendite finanziare. Non solo. La delega punta anche a ridurre i vicoli della privacy per consentire all’amministrazione finanziaria di utilizzare con più efficacia la miriade di dati in suo possesso per contrastare l’evasione. Tra i temi caldi per la maggioranza c’è poi l’Iva, su cui si punterebbe a un’omogeneizzazione di beni e servizi oggi soggetti ad aliquote agevolate (4, 5 e 10%), o ancora la riscossione su cui il Governo ha già inviato al Parlamento i possibili spazi di intervento, dalla riduzione del magazzino all’inesigibilità dei ruoli, dalla revisione dell’aggio all’accorpamento tra agenzia delle Entrate e l’attuale agente pubblico della riscossione.
Il nodo principale per approvare la delega resta però il mattone. Il patto che il Governo è pronto a sottoscrivere sarebbe quello di riequilibrare il prelievo fra chi ha un immobile che per il fisco vale più che per il mercato (situazione in crescita con la crisi dell’immobiliare in molti centri) e chi è nella situazione contraria. Il nuovo sistema abbraccerebbe come unità di misura il metro quadrato al posto dei vani, alla base di rendite che non considerano in alcun modo l’evoluzione di territori e la dinamica del mercato immobiliare in base all’evoluzione dei servizi.
Come cercare l’invarianza di gettito è cosa certamente più complessa e la strada potrebbe essere quella di ridurre le aliquote delle imposte o l’aumento della rendita in proporzione all’aumento complessivo dei valori fiscali.
L’addio ai vani catastali e la semplificazione delle categorie per dividere gli immobili in «ordinari», «speciali» e «beni culturali», come detto, hanno però spaccato la maggioranza. La lega resta compatta sul «no» con Massimo Bitonci, già viceministro al Mef con il Conte 1, che giudica un’utopia l’invarianza di gettito. L’obiettivo è invece ritenuto possibile dalla ministra degli Affari Regionali, Maria Stella Gelmini. Ma in Forza Italia fa da contraltare il vicepresidente Antonio Tajani, secondo cui è «errato fare una riforma del catasto che porti poi a un inevitabile aumento della pressione fiscale sulla casa». Si ammorbidisce però la posizione dei Cinque Stelle. Per Vita Martinciglio e Giovanni Currò, rispettivamente capogruppo e vicepresidente della commissione Finanze della Camera, «la riforma del Catasto non è l’intervento prioritario per rilanciare crescita e occupazione. Ma se troverà posto nella legge delega non ci tireremo indietro. Ma deve essere chiaro che non potrà derivare alcun aggravio fiscale complessivo». Confedilizia in rappresentanza dei proprietari parla di «rischio enorme» dall’intervento sul Catasto. Ma per Leu e il Pd, invece, la revisione degli estimi e il passaggio dal vano al metro quadrato non si possono più rinviare.